Non fatelo in verticale!

Con l’avvento della viralità i video viaggiano senza forma, ma una forma ce l’hanno, l’orizzonte. Fare video verticali è ancora un male, anche se qualcosa è già cambiato, e molto velocemente.

Sette miliardi e mezzo di persone al mondo, e smartphone come se piovesse: in Europa e in Nord America siamo tra il 70 e l’80% a possedere un telefono che di telefono ormai ha ben poco, ma che ha permesso a chiunque di generare linguaggio multimediale. Bellissimo, straordinario esempio di evoluzione lampo, quella dell’immagine in movimento: nel giro di un secolo siamo passati dalla nascita del cinema dei fratelli Lumière alle stories su Instagram, e siamo sopravvissuti. Chi più chi meno.

Nel giro di un secolo siamo passati dalla nascita del cinema dei fratelli Lumière alle stories su Instagram.

In questa corsa forsennata c’è chi lancia allarmi molto seri: stare troppo chini sullo schermo del proprio smartphone (che d’ora in poi chiamerò telefono intelligente in onore ai caduti sul campo della lingua italiana) provoca danni alla colonna vertebrale, guardarlo prima di andare a dormire causa disturbi del sonno. E questi sono solo i piccoli frammenti di un iceberg di disagio che nessuno ha il coraggio di denunciare.

Sì, perché tutti noi ormai, davanti a Mario che racconta una barzelletta politicamente scorretta o alla controfigura di Ed Sheeran alla Sagra della Pappardella, prendiamo in mano il telefono intelligente, lo sblocchiamo e con frettolosa noncuranza tocchiamo l’icona della fotocamera. Il momento è catartico, ciò che sta avvenendo sotto ai nostri occhi merita di occupare almeno una cinquantina di Mb. Si apre l’applicazione, scegliamo la modalità video e, mantenendo il telefono in verticale, pigiamo il tastino rosso. E un videomaker muore.

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I conoscenti non se ne rendono conto ma gli amici più stretti sì, vedono le pulsazioni del professionista direttamente sulla sua giugulare e tentano di rimediare girando d’istinto il telefono in orizzontale. Ma ormai è fatta, hanno condannato gli ignari contatti della propria rubrica a scaricare 50 Mb maciullati dagli algoritmi di Whatsapp con un Ed Sheeran che girerà sul proprio asse in rotazione automatica fino alla fine di Perfect. Ma solo il ritornello.

Oggi il linguaggio video si è in qualche modo liberato delle proprie forme e viaggia senza costrizioni.

Come questo tempo ci ha abituato, spesso le nostre azioni sono date dalla possibilità di farle, più che dalla necessità. Possiamo girare i video in verticale, possiamo farlo in ogni momento della giornata e per ogni possibile scopo, e possiamo dare per scontato che verranno visti in verticale su un altro telefono intelligente, da chi è seduto accanto a noi o da un assonnato eremita connesso dalle Ande con la passione per la musica pop britannica.

Perché oggi il linguaggio video si è in qualche modo liberato delle proprie forme e viaggia senza costrizioni, internauta privo di bussola ma pieno di voglia di rivalsa: a un tizio così, nessuno può dire dove andare o cosa mettere in valigia. Possiamo lasciarlo navigare, possiamo ignorarne la destinazione o dimenticare che proviene dal cinema, figlio a sua volta di arti più antiche come la fotografia, la pittura, la scrittura.
Quello che forse non dovremmo scordare è che per guardare il mondo abbiamo due occhi, posti uno accanto all’altro – a creare una bellissima proporzione visiva che sfiora i 4:3 – e che ci hanno permesso, nel corso di migliaia e migliaia di anni di evoluzione, di osservare un orizzonte molto più vasto che alto (e di guardare in verticale solo alzando la testa dai nostri telefoni intelligenti).

Per saperne di più:

IGTV, l’app collegata a Instagram, permette di creare video più lunghi di un minuto, rigorosamente in verticale, “così non avrai mai bisogno di ruotare il cellulare” [cit info app ufficiale]

Video Rotate and Flip: se sei un utente iPhone e non hai girato il telefono prima del rec, è l’app che fa per te: permette di ruotare il video in pochi istanti e salvarlo nella galleria.

Videoshop – Video Editor, che tu abbia un iPhone o un qualsiasi smartphone, non temere: puoi adattare il tuo video orizzontale al formato 9:16, aggiungere musiche, effetti sonori, testi, slow motion e voice over e tornare online in men che non si dica.

Adriana Riondato

Ha conseguito laurea triennale in Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo e dal 2008 collabora con diverse realtà nel mondo della comunicazione: Biennale d'Arte di Venezia, OPEN di ArteCommunications, personale di Anita Sieff, Fausto Zadra International Piano Competition, servizi e dirette televisive Sky e Rai– sport ed eventi. Nel 2015 lavora a fianco della giornalista Irene Vella per la trasmissione Notorius, in onda su Italia 1. Negli ultimi anni collabora attivamente con CIAI, Centro Italiano Aiuti all’Infanzia, realizzando tre documentari che ne descrivono le attività in Costa D’Avorio, Etiopia e Cambogia. Dal 2016 crea montaggi e grafiche per un team internazionale nel campo della crescita personale, specializzandosi nella motion graphics 2D. Dal 2017 fa parte di Foresteria degli Autostoppisti, [non] un'agenzia di comunicazione con sede a Padova.